Al Cimitero militare austro-ungarico di San Giacomo, a Bolzano, si trovano diverse tombe di soldati bosniaci, contraddistinte da una mezzaluna. Si tratta di tracce presenti in diversi cimiteri della Grande Guerra del Trentino-Alto Adige/ Südtirol, testimoni della presenza tra le file austro-ungariche di reggimenti reclutati in Bosnia Erzegovina, all’epoca ormai annessa ai territori della Corona portata da Francesco Giuseppe.
Si inaugura domani a Sarajevo la mostra “Wake up, Europe! Support and solidarity mobilizations with Bosnia and Herzegovina and its citizens, 1992-1995” dedicata alla mobilitazione europea di solidarietà per la Bosnia Erzegovina durante gli anni Novanta. Si tratta di un progetto promosso dal Museo storico della Bosnia Erzegovina e da Memory Lab, con il supporto dell’Istituto Francese della Bosnia Erzegovina, dell’Istituto Goethe della Bosnia Erzegovina e del Fondo culturale franco-tedesco.
La mobilitazione di solidarietà per le popolazioni durante le guerre jugoslave, in Italia e in Europa, fu un fenomeno ampio, partecipato, estremamente variegato e per alcuni versi molto complesso.
Una foto in posa, come quelle che si facevano all’epoca, cercando di raccontare storie di vita attraverso i dettagli di scatti il più possibile curati. Siamo ad Alba di Canazei, nel mezzo delle Dolomiti della Val di Fassa asburgica, ed è il 1917.
Anche quest’anno, il 2 agosto, si ricorderanno i 2.897 prigionieri rom del campo di concentramento di Auschwitz portati alle camere a gas di Birkenau in quel giorno d’estate del 1944. Nel 2015, la data venne proposta come European Roma Holocaust Memorial Day dal Parlamento Europeo, riconoscendo la giornata internazionale di commemorazione promossa nel 2009 dal Roma National Congress e dall’International Romani Union.
Alla fine degli anni Cinquanta Belgrado cresceva a vista d’occhio. Migliaia di persone da tutta la federazione jugoslava si trasferivano nella capitale anno dopo anno. Tra di loro c’era Sergio Turconi. Nato a Milano nel 1926, come molti altri giovani era partito per la nuova Jugoslavia socialista dopo la guerra, con l’idea di partecipare alla “costruzione dal socialismo” nel paese vicino.
Tjentište, Kozara, Petrova Gora, Jasenovac, luoghi noti a molti tra coloro che si interessano di storia e memorie jugoslave, dove è possibile ammirare alcuni dei più noti monumenti di epoca socialista.Si tratta di opere che nell’ultimo quindicennio hanno raccolto interesse fuori dai confini dei paesi dove si trovano, un’attrattiva certamente incentivata dalla crescente riflessione accademica e non sulle memorie pubbliche e collettive, sul rapporto tra le società e il loro passato.
Domenica 16 ottobre la rete principale della televisione pubblica croata (HRT1) ha trasmesso il primo episodio di Novine, attesa serie tv croata incentrata sulle vicende di un importante quotidiano croato tra pressioni politiche, corruzione e potentati economici.
PhD in History at the University of Udine, Master in History of Europe at the University of Bologna. He spent research periods in different countries and worked for the Center for Advanced Studies - South Eastern Europe, the Department of History of the University of Rijeka and the University of British Columbia, where he was a lecturer of history of South East Europe. His research has been devoted to Yugoslav and post-Yugoslav history, and his articles have been published in several Italian and international academic journals. He was involved in many dissemination projects promoted by different organizations and has been collaborating with OBCT since 2009, mainly on projects focused on history, memory and the dealing with the past. He is a post-doc research fellow within the ERC project "Open borders: Cold War Europe Beyond Borders" at the ZRS Koper.